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IN CHIUSURA DEL GIUBILEO

Con il canto del Magnificat, in cui Maria fa memoria dell’opera di Dio nel suo popolo, al termine della celebrazione eucaristica in Cattedrale si conclude in Diocesi l’anno giubilare della Misericordia.
Non è previsto un rito di chiusura della Porta Santa, come avverrà in Vaticano la domenica di Cristo Re, perché sarà il rendimento di grazie vero, gioioso e sincero per i doni ricevuti dalla Misericordia di Dio da parte dell’Assemblea Diocesana unita al Vescovo che dichiarerà la conclusione dell’anno.

A questo punto vorrei esternare qualche considerazione, forse ovvia, marginale e superflua.

La prima nasce dal fatto che il giubileo è fatto essenzialmente di tempo, giusto un anno. Il tempo, per quanto siamo capaci di misurarlo rimane un mistero. Diceva sant’Agostino Che cosa è allora il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se cerco di spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so (Confessioni XI); per Agostino il tempo è fatto solo di presente: presente del passato, presente del presente, presente del futuro, poi dopo una lunga riflessione aggiunge: Ma poiché la tua misericordia è superiore a tutte le vite, ecco che la mia vita non è che distrazione, mentre la tua destra mi raccolse nel mio Signore, il figlio dell'uomo, mediatore fra te, uno, e noi, molti, in molte cose e con molte forme, affinché per mezzo suo io raggiunga Chi mi ha raggiunto e mi ricomponga dopo i giorni antichi seguendo l'Uno.
Il tempo è il luogo dell’incontro con il Signore che ci raggiunge nella nostra storia, si fa nostro compagno di viaggio per ricomporre la nostra umanità all’unità: perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato (Gv 17,23).

Simbolo del giubileo, di ogni anno giubilare è l’apertura della Porta Santa, a Roma in san Pietro e nelle altre basiliche; anche in ogni diocesi – questa è la novità di questo giubileo - c’è stata l’apertura di una porta santa; ma quante sono le porte sante nel mondo? Nel mondo le diocesi sono 2898 e se si fa una media di tre porte per diocesi si arriva a quasi 10 mila. Però a Bergamo ne sono state aperte ben 35; in giro per il mondo troviamo porte di Ospedali, di centri Caritas, A Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, la porta santa è quella di unatenda nel campo profughi dove sono ospitati i cristiani fuggiti dai territori conquistati dall’Isis.
La porta è immagine di Cristo: Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo (Gv 10,9). La porta è luogo di passaggio, rappresenta il bisogno di entrare per scoprire la calda sicurezza dell’ovile, ma anche la necessità di uscire e vivere la realtà della vita e della storia. La porta ci dà anche il senso della provvisorietà, come provvisoria è tutta la nostra vita, ma è proprio la dinamica della provvisorietà che ci fa crescere, ci mette in relazione, ci fa scoprire l’altro.

La terza considerazione è sulla misericordia: Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato (papa Francesco).

Quest’ultima considerazione, insieme al canto del Magnificat, il tempo che è luogo d’incontro e alla porta che non si richiude mi fa venire in mente che il calendario ci dice che termina quest’anno giubilare ma non la necessità della Misericordia da donare e ricevere.